Lose the map

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Thursday, May 20, 2010

Iran

Iran


Dal mondo in Technicolor dell'India mi ritrovo in un Iran che a prima vista appare in bianco e nero, ma saro' ben lieto di essere contraddetto dopo pochi istanti.

Un'introduzione geopolitica e' necessaria, visto che a detta di alcuni entravo in un paese pericoloso...

Allora, la prima cosa da dire e': spegnete la televisione, l'Iran e' un paese splendido, che trabocca di cultura ed ospitalita'!

Tutta l'immondizia che si sente in televisione in merito all'Iran appartiene al mondo della fantapolitica, al risiko tenuto in piedi dai soliti padroni del mondo che a quanto pare con un paio di mosse astute tengono in scacco l'intero impero dei mass-media, facendo piu' che mai il proprio gioco.

L'Iran non e' una potenza nucleare, non e' una minaccia per l'occidente e cosi via.

Tra le due guerre mondiali c'era un paese chiamato Iran, il cui presidente era stato eletto, come diremmo noi, democraticamente.
La CIA nel 1953 ha iniziato quella Politica Terroristica Mondiale di colpi di stato volti a capovolgere governi a cui non era favorevole. Prima di Vietnam, Congo, Indonesia, Cile, Afghanistan, Pakistan and Iraq (per dirne alcuni) e' toccato all'Iran, paese ricco di risorse e in una posizione strategicamente fondamentale, a fare da cavia agli esperimenti dei Servizi Segreti Americani. Americani....

Ma ho smesso anche di condannare gli USA per tutto quel che e' accaduto negli ultimi 60 anni, anche se e' vero ed ovvio capisco che il gioco si ripete a cicli: ieri era l'impero coloniale britannico a fare da banchiere, oggi gli States e domani, probabilmente, qualche miliardo di asiatici con occhi a mandorla e capelli a spazzola.

Anyway grazie a questa simpatica mossa terroristica gli Yankee hanno iniziato a spartirsi il malloppo petrolifero insieme con i cugini Inglesi e di nascosto con gli amici-nemici Russi, amazing eh?

Altri fatti, reazioni a catena, hanno portato alla Islamic Revolution nel 1979 dove Ayatollah Khomeini stabili il regime religioso che gli iraniani vivono oggi.


Il presidente Ahmadinejan (che stimo perche' non porta mai la cravatta) e' una pedina installata dal capo supremo islamico, che effettivamente ha tanto potere, ma che ironicamente fa il gioco perfetto degli americani, i quali hanno un nemico facile facile su cui scagliare l'impero mediatico.

Se la politica estera rimane specchio per le allodole, gli iraniani soffrono della chiusura del paese verso il resto del mondo e di un regime che effettivamente lascia poco spazio alla fantasia, soprattutto per le donne.

Un buon 60% degli iraniani e' totalmente contro il presidente, e un buon 30% sa che le redini sono tenute dall'Ayatollah e che Ahmadinejad e' solo una pedina. Pochissimi sanno del risiko americano.
Essendo Italiano non mi stupisco affatto dei numeri, dei perche' e dei percome, e soprattutto del perche' le cose non cambiano.
Perche' a troppi ai piani alti tutto va bene cosi', perche' vere alternative sono troppo nascoste, o forse sconosciute, o perche' la vita va comunque vissuta e goduta in qualche modo, per cui tolta la liberta' di espressione c'e' tanto altro di bello da scoprire in Iran. Anzi questi problemi rendono le scoperte veri tesori.


Tehran e' una mega city di 14 milioni di anime, una citta' enorme piena di gente e macchine, traffico ed inquinamento, ma anche parchi e bei posti dove spendere ore libere, dove in metropolitana verso nord puoi raggiungere montagne e a sud tocchi il deserto.
I muri dei palazzi sono pieni di veri e propri dipinti che ritraggono natura, fantasia, islam e talvolta gridi di battaglia contro USA e Israele; come sempre e' dal contrasto che si crea energia.
La vita e' veloce e caotica ma si trova il tempo per cinema, teatro e arti all'aperto.
Gli Iraniani hanno forti e profondi legami con le arti, soprattutto poesia.
Cavalco le superstrade interne alla citta' in sella a moto-taxi improvvisati osservando quanto moderno e al passo coi tempi e' in realta' questo Iran. Altro che embargo. Alcuni mi sossurrano a bassa voce "Abbasso Ahmadinejiad", "Governo crudele". Le guardie Islamiche sono in continua pattuglia, ovviamente in borghese; non si parla mai di politica, uno sguardo e' piu' che sufficiente.

Parlando con giovani e vecchi infatti mi rendo conto che i problemi quotidiani, che ci sono eccome, non sono pero' cosi lontani dal nostro mondo, e se e' vero che noi non sappiamo nulla dell'Iran, pensando erroneamente che sia l'inferno, loro sopravvalutano notevolmente il west, vedendo nel copiare la cultura occidentale l'unica soluzione possibile per il futuro. Problema gia vissuto altrove, e non mi stanco mai di dire che l'occidente non e' il paradiso, abbiamo solo altri problemi.
Ma per fortuna la vita va oltre e ogni giorno risate su tazze di the addolcisono i problemi.

Di 75 milioni di iraniani piu' della meta hanno meno di 30 anni, e sono le donne che spingono il limite della legalita', sono loro che vogliono rompere le regole: se la rigida legge Islamica (Sharia) permette di esporre solo viso e mani in pubblico e' vero che il chador (il mantello da fantasma nero) viene sempre piu lasciato ad invecchiare ed i mantelli diventano stretti e sinuosi.

Risultato cammino per Tehran e davanti ai miei occhi vedo fiumi di belle ragazze in jeans, tacchi e borse firmate. Un timido velo ne copre la testa (altrimenti si rischia la galera), ma ciuffi biondi e sfrangiature scendono sui delicati visi persiani pieni di make up e labbra colorate di rosso.
Immagino un'antica persia e un futuro Iran pieni di vita, il presente e' una bomba ad orologeria!

E gioisco nel constatare che nel privato gli iraniani si divertono e la vivono per davvero la vita!
Serate con musica tradizionale persiana suonata dal vivo in casa, lontano da occhi indiscreti dove i veli finalmente cadono e si canta e si scherza in allegria. Si parla di poesia e liberta', di sogni e vita, di Dio e rivoluzione. Verde e' il colore della rivoluzione e verde vedo il futuro, il cuore della gente e' verde.
Verde. Verde. Verde. Verde. Verde.

Il calore, l'ospitalita, l'amicizia di chiunque incontro per strada e' travolgente, vengo invitato per centinaia di tazze di the e picnic rilassati. Amazing Iran.
Questi sono gli Iraniani di default, e va aggiunto che sgli stranieri spetta il trattamento deluxe: a tutti preme farmi capire che gli iraniani non sono i cattivoni mal descritti dai media, quindi vengo trattato come un figlio per davvero e io mi sento a casa.

In autostop mi muovo per il paese facilmente e sempre riempito di doni, e finalmente giungo a Persepoli, la capitale dell' Antica Persia che rubo' il cuore di Alessandro Magno, il quale a sua volta rubo' tutto il resto. Nel bene e nel male fuse le culture greche e persiane in un suggestivo stile che ancora oggi influenza l'architettura e la cultura di oriente e occidente.
E' fantastico essere in mezzo alla storia, che trasuda dalle pietre.


Zaratustra era il filosofo che fondo' una tra le prime religioni monoteiste del globo, precursore, secondo alcune fonti, perfino del giudaismo. Ahura Mazda era il Dio a cui i riti erano dedicati, e venerando gli elementi naturali come fuoco, acqua terra e vento i persiani accumulavano karma positivo, dalla natura alla natura, dalla cenere alla cenere come la mitologica fenice.

In Shiraz, Yazd e Esfahan mi godo lo splendore della vera Persia, dove l'Islam proveniente dall'Arabia si uni' indissolubilmente e felicemente a quanto appena descritto portando una nuova fede, sacra ed imponente, alla quale troppo facilmente neghiamo affinita' e positivita'.

Ma Allah e' solo una parola Arabica che significa Dio, e stando a quanto ho imparato in India, Dio c'e'. Eccome!
Entro in una bella moschea in Iran e capisco tutto: i muri e i soffitti sono completamente tappezzati di piccoli mosaici di vetro specchiato intagliati magistralmente in pattern geometricamente perfetti, tipici dell'Islam.
La luce che entra da finestre in vetro colorato viene amplificata a mille dagli specchi ed essa diventa energia infinita.
Sono in un caleidoscopio di luce, vedo la luce!
Mi siedo scalzo su splendidi tappeti persiani, chiudo gli occhi ed ascolto le preghiere ed i canti dell' Imam che commosso prosegue la litania con voce a tratti strozzata dalle lacrime provocate dalla profondita' delle parole del Corano, la cui forza tocca i tasti giusti e smuove montagne.
Non a caso Maometto ne mosse parecchie.

Dietro di me un uomo e' talmente dentro alla preghiera che piange e singhiozza, in uno stato di trance.
La potenza del divino si cala e si impersonifica dentro chi si apre a lui.
I visi dei fedeli sono al contempo seri, profondi, sereni e felici; vedo in loro cio' che ho visto altrove in templi e monasteri in giro per l'Asia: coscenza Divina.


Questo e' il concetto base di ogni religione insegnato dagli originali maestri illuminati, gente come Gesu', Buddha o Maometto: la sfera privata. Purtroppo una volta resa pubblica e dogmizzata tutta la faccenda diventa politica, l'unico lato che io conoscevo prima e con il quale noi siamo cresciuti. Odio la politica, la politica fa schifo.

Fuori dalla moschea alcuni si fermano a parlare con me in grande simpatia su Italia, calcio e cibo; poi si passa ad argomenti religiosi e alla domanda: "Di che religione sei?" non faccio altro che citare quanto dettomi in Birmania (paese fortemente Buddhista) da un Imam mussulmano: "Dio e' uno, se conosci Dio non importa con che nome lo chiami, la religione e' una".
Alcuni sorridono e mi stringono la mano, altri perplessi sono presi alla sprovvista dalla mia osservazione.
Con un 'Allah'o Akhbar' metto tutti d'accordo e qualcuno mi serve un ottimo the bollente con tre zollette di zucchero. Sono parte della crew!


Esfahan e' splendida, perla del mondo Islamico, paragonabile alla nostra Firenze. Artigiani lavorano l'argento e la ceramica dentro Caravanserai vecchi almeno un millennio e ancora intatti. Alcuni artisti sono adolescenti, altri con pennelli blu disegnano con nonchalanche splendidi patterns su vasi e cornici. Dentro un negozio due uomini cuciscono tappeti neri con inscrizioni dal corano dorate, gialle e verdi fluorescenti.
Oro. Oro. Oro. Oro. Oro.
Giallo. Giallo. Giallo. Giallo. Giallo.
Verde. Verde. Verde. Verde. Verde.
Fatima, la figlia di Maometto, mi viene donata su un pezzo di stoffa. Ringrazio fiducioso.

La via della seta passava di qui, una lunga carovana piena di spezie e mercanzie artigianali univa oriente ed occidente e lo scambio di culture era reciproco. Ora tocca a me proseguire lo scambio mantenendo l' equilibrio intatto. Una responsabilita' che accetto a testa alta.

Al tramonto si sale sulle terrazze e bevendo the e fumando narghile' si osserva il sole che scende su queste cittadelle nel mezzo del deserto circondate da montagne. Tutto e' arancione.
Arancione. Arancione. Arancione. Arancione. Arancione.

Pace.

Ecco come da un apparente bianco e nero sono riuscito a trovare colori in Iran.
Certo non esplosivi come in India, ma qui l'intera esperienza e' stata come scovare un tesoro, lentamente. Seguendo orme gia' tracciate, lasciando le mie nel vuoto pneumatico, leggendo, studiano, essendo aiutato dalla gente, essendo confuso dalla gente, e provando grandi emozioni. Sentirsi vivo, ancora una volta.

Amazing Iran.

Foto: http://picasaweb.com/lostconversation/Iran

3 comments:

Anonymous said...

Ciao Marco, ho scoperto per caso il tuo blog cercando informazioni sulla Malesia. Me lo sono letto (quasi) tutto d'un fiato perché l'ho trovato interessantissimo. Finalmente un vero viaggiatore che tiene un diario non convenzionale,
che racconta la vera realtà della gente comune fuori da circuiti turistici e che non h apaura di affrontare la realtà!
Io sono di Rubiera, conosco tuo fratello e con te ho parlato un paio di volte diversi anni fa.
Un saluto
Claudio

Marcello said...

Domenica pomeriggio ci siamo ritrovati tutti allo Sk8.

Contestaccio e hcm made in bassa reggiana (X-state ride) e citta' (JAB). Bello constatare che, nonostante il tempo fluisca, certe cose, certi riti, certe buone amicizie restino, perdurino e maturino allo stesso tempo.

Dieci secondi di remembering the good 'ol times quando le birre allo Yoghi erano una delle poche preoccupazioni della vita. (Forse per il Ciga rimane ancora uno dei cardini!).

Grazie per il reportage dalla bistrattata Tehran e dalle zone limitrofe. Spot che trasudano cultura, tradizioni e voglia di Cambiamento.

Mi associo al commento qui sopra: mi sto rileggendo i tuoi post per re-immergermi, ormai due anni dopo, nel tuo flusso di vita ed esperienze.

Comincero' a scrivere una bozza di sceneggiatura a-la "Being John Malkovich".

Being Marcus Toilets - A tale of travel, life and spirituality.

Keep it real

Tuo affezionato lettore

M.

Marcus Toilets said...

Oh Marselo, ti posso ringraziare per tutto l'appoggio datomi nei mesi solo citando l'inizio di "Black masks and gasoline" dei Rise Against, il resto e' storia.

E se mi sceneggi Being Marcus Toilets beh allora festeggiamo da Yoghi!

Take care fratello, ovunque tu sia.
Yo!
Ske Malkovich