Lose the map

Welcome to LoseTheMap - Prima un diaro di viaggi nel continente Asiatico, poi racconti suburbani di vita a Mosca, ed ora in family-life a Berlino - ENGLISH VERSION

Thursday, January 14, 2010

Bombay

Foto: http://picasaweb.com/lostconversation/Bombay

Sono entrato in Bombay in motocicletta, di notte, con la citta che prova a prendere sonno.
Dall’aeroporto fino al cuore della city, mio fratello Fahad mi guida sicuro attraverso questo nuovo mondo e mi fornisce mille informazioni su questa citta e sull’India intera; io mi trovo a bocca aperta a sfrecciare tra l’architettura di una citta che sembra cadere a pezzi, strade che si accavallano, montagne d’immondizia e gente che dorme ovunque.
E’ bello essere di nuovo in gioco.

Di notte Bombay e’ quasi silenziosa, non ce’ traffico, ma le strade sono comunque sempre piene di gente. Molti fanno della strada la loro dimora, la strada e’ di tutti.
Bombay sta all’India come New York sta agli Stati Uniti, ed in questa terra di opportunita’ ognuno gioca le sue carte, non ci sono regole, il mondo e’ del piu furbo.
E’ una corsa all’oro, come la California del 1800, atmosfera Far West impregnata nelle decadenti facciate dei palazzi malconci e incurati, colonna sonora by Ennio Morricone.

Di tanto in tanto spicca con eleganza un bel edificio coloniale, che annullando un po le distanze e i tempi ci ricorda che di qui la storia e’ passata, e che se non e’ dall’abito che vanno giudicate le persone lo stesso vale per le citta’.
Bombay ha tante storie da raccontare, storie che vanno dai marciapiedi ai piani alti dei grattacieli in rapida escalation.
Da una settimana all’altra interi quartieri baraccopoli possono essere spazzati via da bulldozer e lasciar spazio a nuove aree residenziali per le nuove generazioni di ricchi bombaikers, oppure a centri commerciali con cinema multisala dotati, udite udite, di gabinetti e cestini della spazzatura!

Una citta’ quasi priva di rete fognaria e acqua corrente ma i cui abitanti sono ingegneri elettronici ed appassionati di robotica, studiosi ed esperti uomini d’affari.
Bollywood racconta le gesta di ricche famiglie in musical e le potenti mafie locali si spartiscono terreni e palazzi i cui prezzi crescono a dismisura; il distacco tra i fantascientifici cartelloni pubblicitari e la vita vera che scorre sotto di essi ha un tenore quasi grottesco
In questo teatrino dell’assurdo c’e’ davvero spazio per tutti, da chi fa delle cerimonie religiose cardine esistenziale a chi si nutre di heavy metal ed altre pagane divinita’; gli indiani sono gente che crede, gente che ci mette il cuore, gente che si rispetta.

Una passeggiata di 5 minuti in certi quartieri di Bombay e’ una gita etnico-culturale impareggiabile, indiani da ogni provincia (tante e diverse) mescolano i loro turbanti tra un casino continuo di claxon e gente che urla, lavora, si arrabatta tra animali e pattume per sbancare il lunario.

Vedo sprazzi di colonialismo inglese in certi edifici, in tazze di the che volano per strada, in dialoghi con esperti in qualunque materia, in business-orientated people e in un’atmosfera che trasuda esperienza, dove la vita scorre da ogni pertugio e ti investe se non stai all’occhio, non a caso mi sono preso un rickshaw dritto in fronte!

Bombay e’ l’avamposto dell’India che, insieme alla Cina, insidia le superpotenze economiche dell’occidente.
Vista da qui sembra una barzelletta ma si sa che la matematica oramai e’ un opinione e i numeri di bilanci e statistiche sono specchio per allodole e speculatori.
E’ comunque vero che i magnati ci sono e i quartieri ricchi col passar del tempo diventano sempre meno indiani e sempre piu globali, ma io che cerco il vero preferisco stare in mezzo al volgo e a sudare la giornata insieme alla middle class, che sogna ville e auto ma mangia street food e si pettina con stile nelle latrine pubbliche.

Ho vissuto il quotidiano sbattimento per recarsi al lavoro, ore perse tra treni straripanti di gente e traffico ingestibile tra chaos, animali e smog; raggiungere l’ufficio e’ la parte piu’ difficile, lavorare non e’ niente!
E ogni volta che esci di casa e ti butti nello zoo urbano qualcosa di inaspettato succede: mucche che intralciano il traffico, impiegati che rincorrono l’autobus alla fantozzi, capre sui tetti delle auto, venditori di cianfrusaglie che ti offrono di continuo inutili affari, taxi che tamponano carretti trainati da umani, il tutto con in sottofondo un ritmo tribale di claxon incessante che confonde ed annebbia i sensi.
I love Bombay.

Gli odori beh, diciamo che il mio puzzometro e’ oramai sballato da tempo, ma in momenti di debolezza ho rimpianto la Cina… il che e’ un bel dire!
Nessuno si lamenta, anzi, l’atmosfera e’ costantemente viva e vogliosa di vita, loro in questo macello ci sono cresciuti e ci sguazzano, qui cercano i loro 15 minuti di gloria, qui ognuno e’ qualsiasi cosa vuole.

A quanto pare pero in molti si accontentano di molto poco e vivono la strada come il bene piu prezioso, vivendo al centro di essa ma ai margini della societa’…
La vita dei marciapiedi e’ fatta di chi si autocommisera inconsciamente, per professione; di chi tiene un figlio in grembo per valore aggiunto, per guadagnare qualche rupia in piu.
E la giornata scorre via, tra smog, calore, puzza, sorrisi, malizie. Poi viene sera, e dopo una cena raccattata qua’ o la’ la madre stende per terra un pareo, accatasta le poche borse di plastica contenenti tutti gli averi di famiglia e fa spazio per se’ ed il figlio, il quale si accascia impolverato giocherellando con qualche oggetto di fortuna.
Entrambi sembrano sereni, eseguono il rituale della vita che prosegue nel tempo, e io che vedo questa scena privo di compassione mi chiedo cosa passa tra le loro tempie, cosa pensano, cosa vogliono, cosa cercano, cosa li fa sorridere e cosa li fa piangere?

Alzo lo sguardo e mi accorgo che il piazzale e’ pieno di storie diverse con simili risultati. Non so cosa pensare, non so come e quando tutto cio’ e’ iniziato e nemmeno credo ci debba necessariamente essere una fine: il concetto stesso di degrado umano qui si annulla, dopo poco che sei in India impari a neutralizzare la tua conoscenza, toglierla dal piedistallo, perche’ loro sono in tanti e per un posticino su un piedistallo si ammasserebbero in 8, sorridendo.

Ma va bene cosi, tutto ha senso in questo pianeta, se contestualizzato nel giusto ambiente.
E mi conviene dirlo, perche’ dopo aver alzato la testa mi rendo conto che nel centro di Bombay, in pochi metri quadri, centinaia di individui dormono per strada condividendo ogni briciola di polvere quando dall’altra parte del marciapiede spiccano 2 hotel a 5 stelle, con limousines fiammanti, luci e vestiti di gala, gente sorridente e impostata strozzata in abiti da sera, fuori luogo come una merda su un vassoio d’argento.

Un minuto fa pensavo a chi dorme per strada e vede ricche vite sfilargli davanti, ora invece vedo chi esce da una limo e distrattamente butta l’occhio la in basso dove gli intoccabili stanno… e come sempre io li nel mezzo, ad osservare questi stili di vita.

Questa e’ la mia Bombay, dove ho speso un mese, uscito dal letargo coreano alla grande; e dopo un natale a sorpresa nei tropici emiliani sono pronto a vivere quest’India tanto attesa e sognata, partendo da sud.
Il subcontinente e’ dove il MahatMarco, in cerca di domande piu’ che di risposte, riprende il cammino.

Yo!

Foto: http://picasaweb.com/lostconversation/Bombay

2 comments:

jamann said...

E' incredibile come tu riesca a vivere situazioni così diverse e paradossali fra loro con una "positività" quasi finta. E invece 6 proprio tu "al naturale". Questo tuo entusiasmo dell'affrontare ogni cosa (tragica o spettacolare)credo faccia proprio parte del tuo DNA. E sono sicuro che sia proprio questo elemento il segreto della tua avventura. Ovviamente la stima e l'invidia "keep growing"..... (foto spettacolari, degne di 1 reporter con le palle.....)

marcello said...

Caro Bathrooms,
é un piacere saperti di nuovo in viaggio.
Finalmente dopo tanto peregrinare, é arrivata l'ora della 'chiamata', l'India con tutte le sue contraddizioni ed elementi affascinanti.
L'invidia di saperti lí é grande. Io me la sbazzo nel primo primo primo mondo, aka London. Dalla parte dei colonizzatori, tu da quella dei colonizzati. Potrebbe esserci un sottile fil rouge che ci lega, dopotutto.
Ho apprezzato tantissimo il tuo racconto bombaiano. Oltre alla stoffa di graphic designer, fotografo e reporter, stai affinando anche la tua capacitá di Raccontare (prego notare la maiuscola) ció che ti circonda.
Un unico rammarico: sapendoti di passaggio in quel di Stagesa mi avrebbe fatto un piacere enorme salutarti, abbracciarti, offrirti una pivo e farti ripartire. Cosí, solo per farti capire che - pur se lontani - l'affetto resta.
Peccato, sará per la prossima volta.

Keep it real, pal!

M.