Lose the map

Welcome to LoseTheMap - Prima un diaro di viaggi nel continente Asiatico, poi racconti suburbani di vita a Mosca, ed ora in family-life a Berlino - ENGLISH VERSION

Saturday, September 12, 2009

Giappone

Foto: http://picasaweb.com/lostconversation/Japan

All’ombra di un bonsai ripercorro mentalmente l’avventura giapponese e mi strofino gli occhi per capire se sogno o son desto…

Esperienza onirica, fabula metropolitana. Dovevano essere 2 settimane veloci e indolori e invece ho speso un mese e mezzo in questo mondo incantato.

Terra di samurai, geishe, ninja, lottatori di sumo, buddismo zen, yakuza e videogames; mi sono innamorato del Giappone, ho riscoperto il valore dell’ amicizia e della fratellanza, ho invertito notte e giorno e ho lasciato Tokyo non so bene il perche’, un po tipo ‘ti lascio perche ti amo troppo…’

Le aspettative che avevo sul Giappone erano alte, sono state ampiamente colmate e sono andate addirittura oltre; in questo viaggio nel futuro ora e’ difficile tornare al tempo presente.

La cosa che piu’ mi ha affascinato dell’Asia fin’ora e’ il contrastro tra ricco e povero, in Giappone l’asse si e’ spostato sulla dicotomia nuovo-vecchio, mantenendo in qualche modo stabile il delicato equilibrio spirito-materia.

Capaci di terribili atrocita' in est-Asia durante la seconda guerra mondiale, a casa loro i giapponesi kamikaze sono buoni, mansueti e misurati, l'atmosfera e' un costatnte Truman Show-style: ti sembra sempre che tutto sia troppo calmo e qualcosa stia per succedere, le vecchiette pisciano il cane con struggente calma e la gentilezza che regna sovrana suona di trappola per lo straniero... si trovano piu a loro agio dialogando con automi che con umani, ma in entrambi i casi affrontano l’interlocutore con garbo e rispetto: duemila inchini e saluti interminabili per ogni singolo incontro, ecco perche ora mi trovo col mal di schiena!

Il rapporto uomo-robot porta a diversi problemi di identita e autocoscienza tra loro stessi e verso il resto del mondo terrestre; ma negli ultimi anni questi strani umani si sono evoluti parecchio, pur rimanendo difficile capire cosa passa per quei cervelli i giapponesi sembrano aver trovato un loro equilibrio armonico tra encefali e gigabyte.

Cessi parlanti con tazza riscaldata e bide incorporato a 5 velocita'; autobus e distributori automatici dotati di anima; macchine che fanno di tutto, e un po come in Daitan 3 ogni macchina ha un giapponese al suo interno che la manipola, gioisce e soffre insieme a lei per buoni o cattivi affari. Ogni giapponese a sua volta e’ un androide: programmato per non sbagliare, massima efficienza. Jap-Matrioska.

L’approccio alla vita e’ in puro stile Final Fantasy, tant’e’ che la distinzione real life/videogame e’ molto, molto sfocata: l’ obiettivo in generale e’ accedere al livello successivo, qualunque esso sia, di qualunque mondo si tratti. Lavorano tanto, asetticamente si ubriacano e si annullano nelle sale pachinko - slot machines - quasi seguendo un monotono rituale; comprano sogni e servizi di ogni sorta, dai love hotels alle hostess bar non ci sono tabu, piuttosto un complicato sistema relazionale volto a mantenere l'onore pulito e ordinato.

Raccontare il Giappone e’ difficile perche’ finisci per notare i soliti stereotipi, tutti veri, quelli che abbiamo imparato guardando Holly e Benji, lo zio m’arrabbio, Ken Shiro, Daitan 3 e Mai dire Banzai: a differenza della tv i campi da calcio prima o poi finiscono, le polpette di riso sono buonissime e la fine del mondo e’ vicina si’, ma non e’ ancora arrivata.
Mai dire Banzai invece e' uguale alla realta'.

Per raccontare qualcosa di diverso quindi apro la porta di carta scorrevole, entro scalzo nel ristorantino in legno, scosto le tendine ad altezza occhi, mi siedo di fronte allo chef che con un asciugamano legato in fronte e gli occhi chiusi prepara a velocita’ supersonica sushi, sashimi, tempura e teppanyaki; ripongo una sbadilata di wasabi a bordo piatto e brindo a Sake e birra Suntori (the Boss of them all) alla storia del Giappone in musica:

“Ai confini del mondo c’e’ un isola, l’isola dove il sole sorge, Nippon.

Quest’isola remota e’ stata intoccata per secoli, e le tradizioni sono cosi radicate che quando il futuro targato west ha raggiunto le coste come un Kamikaze nessuno sa cosa successe nella testa di questa gente, i giapponesi, capaci di prendere il meglio dalle influenze incombenti, modellandole a loro piacimento; sono stati in grado di prendere il futuro da fuori e renderlo proprio, renderlo giapponese.

In quest’ isola il futuro parla giapponese, la musica parla giapponese.
La tecnologia era aliena, loro l’hanno presa e fatta propria.

Nel 21esimo secolo trazione e futuro camminano mano nella mano, completandosi a vicenda.

Non e’ strano vedere in Tokyo, la citta’ piu’ trafficata del mondo, una bella giapponese camminare tra la gente immersa nel suo bel kimono tradizionale con il viso da bambola, i capelli raccolti sulla testa, qualche ciuffo che scende sinuoso sul collo ed enormi cuffie sulle orecchie che spingono musica elettronica, dandole tempo e stamina in questo caotico e affascinante mondo.

Non e’ ostentare, non e’ moda, la musica e’ parte integrante della giapponesita’, e la tecnologia e’ il mezzo col quale si riempie lo spirito della metropoli.

Quando entri in una delle centinaia di metro stations sei benvenuto da una bella melodia digitale con tanto di uccellini che fischiettano; ad un techno festival senti il ritmo uscire dal pavimento e vedi gente ballare leggera e delicata. Cammini tra la folla, trovi il tuo spazio per ballare e realizzi in fretta che tu sei parte del tutto, stai costruendo l’atmosfera insieme con migliaia di giovinastri che davvero credono in quel che ballano, davvero credono nella musica.

E quando il Dj saluta il pubblico con un pollice verso e un fascio di luce che accende la platea tu urli e fischi la tua carica; ci piace il beat, e il Dj puo’ spingere oltre ancora un po.

Cammini ancora, vedi matta gente, colori, forme e vedi chiaramente come tutto cio ha senso, e’ bello e potente, e tu sei fiero di essere uno di loro per un momento, ti senti giapponese, parli la stessa lingua, siete la stessa cosa.

La pista e’ enorme e dal centro vedi giochi di luce sparati dalla distanza fino alle tue pupille e stai sognando, sei un alieno atterrato in un bel pianeta, abitato da bella gente.

Non vuoi smettere di sognare, vuoi che duri per sempre. Poi la musica si fa chilled, guardi un orologio e vedi che sono le 6am, e l’adrenalina e’ quella di 12 ore fa; ringrazi il Dj e questa atmosfera, e ti senti cosi fortunato di essere giapponese per un attimo.

Poi parli con qualcuno e all’improvviso ti svegli: non parlano la tua lingua, non sei uno di loro. Ma loro continuano a sorriderti e fare inchini mostrandoti rispetto, rispetto che hai guadagnato nel mischiarti con stranieri e facendo sentire tutto il mondo in pace, unificando razze e fazze.

In Giappone impari che le differenze fanno la differenza, e i giapponesi sono immersi in un mondo di musica; i giapponesi sono miei fratelli.

It’s beautiful, I call it the power of music.”

Vista da fuori sembra follia, ma da dentro e’ bello vedere che tutto ha un senso e che anzi non potrebbe essere altrimenti. Marco San ha imparato a dialogare con automi e ha provato a coglierne il lato umano, e alla fine ce l’ha fatta, ha capito che questi nipponici non sono tanto diversi da noi: amano la vita e cercano di migliorarla continuamente, hanno bisogno di sfoghi fisici e mentali e provano emozioni... forse in fin dei conti i giapponesi sono un passo avanti nel percorso evolutivo umano-robotico, next level, human 2.0.

Io e il mio socio in affari David abbiamo incrociato una serie infinita di eventi e persone, costruendo un puzzle incastrato tra realta’ e sogno. Uno sballo.

L’avventura e’ iniziata ad Osaka, dove insieme ad amici locali ci siamo infilitrati nella night life, poi gli amici sono diventati fratelli e ci siamo spostati fuori dalla city, godendoci un festival hyppieggiante di musica elettronica tradizionale (?) nel mezzo di una foresta dispersa tra i monti, tra mangiafuoco e sintetizzatori, danzatrici sinuose e chitarroni elettrici, yo!

L’ospitalita’ giapponese e’ grandiosa, alla fine mi sono ritrovato pieno di amici e un po' in debito con loro, gente uguale a me ma che parla giapponese, gente coi miei stessi sogni, vizi e virtu, proprio come fratelli, proprio come mio fratello!

Tokyo e’ stata l’apoteosi, Shibuyaaaaa, Shibuyaaaaaa!

Tokyo appare un immenso villaggio: prendi i grattacieli di Hong Kong e Shanghai insieme e spalmali sull’asfalto, sdraiali in orizzontale ed ottieni Tokyo, dove ogni giorno dura 48 ore.

Puoi trovare la calma di Rubiera in una minuscola viuzza, girare l’angolo ed essere al centro del Mondo, l’epicentro per l’esattezza.

Siamo stati fotografi, modelli, scrittori, giornalisti, cazzeggiatori e filosofi; la mondanita’ di Tokyo racchiusa nel mio palmo e qualche kimono di seta mi hanno fatto girar la testa, mi hanno fatto quasi piantar radici, tanto che tutt’ora non so che diavolo ci faccio in Korea…

Guardo il calendario, vedo che ho compiuto 27 anni e che ho speso 1 mese in Tokyo e un po' troppi soldi, la situa sta sfuggendo di mano…

Un lunedi mattina mentre gli amici dormivano ancora siamo scappati dal centro del mondo, timorosi di esserne inghiottiti e siam partiti verso sud, autostoppando nell’autostrada wipeout-style come due matti urbani.

Arriviamo ai piedi del nobile Mt Fuji un tiepido pomeriggio, e come due deficienti inziamo a scalarlo come se fosse una passeggiata al parco. Mi trovero’ alle 10 sera ad arrancare come un elefante cercando di raggiungere la stazione a quota 3000 metri dove spendere la notte. Sembra impossibile, i polmoni chiedono il cambio dopo la selvaggia urbanita’ e le gambe tremano, due idioti senza acqua a scalare un vulcano!

Sto svenendo, ma la giusta musica in cuffia mi da la carica finale e spossato e col cuore in gola raggiungo il top, dove scopro che se non ce l’avessi fatta sarei stato il decimo turista a perire sul Fuji nel 2009! L’indomani mi godo la splendida alba e la discesa e’ un divertente sand boarding la dove poche ore prima a momenti ci lasciavo la pellaccia, yo!

Poi in Kyoto ho fatto l’uomo del protocollo e due foto ai templi della vecchia capitale nipponica, in Hiroshima ho reso omaggio ai disastri della bomba atomica, ho realizzato che la fine del mondo non e’ poi cosi lontana e comunque la mia parte io l’ho fatta; alla fine siamo parte di questo pianeta e le nostre ceneri saranno le basi per una nuova forma di vita, questo ci meritiamo, la vita e’ fatta di cicli.

Un sospiro e un ultimo autostop con un matto che ci portata in Fukuoka ai 2000 all’ora lungo l’autostrada videogame che serpeggia come un drago allucinato. La madre di questo matto e’ lieta di farci spendere la notte nella loro umile dimora e ci prepara la miglior colazione della storia con riso, pesce, uova, verdure, alghe, salsicce, pane burro marmellata e frutta, ci mancava solo il giornale, mannaggia!

Neanche il tempo di ringraziare e ci troviamo come per magia su una nave: direzione Korea, South Korea.

Livello successivo, mission Japan accomplished!

Ahhhhhhhhhhhhhh!

Quando vorresti che qualcuno fermasse il tempo, quando ti illudi di averlo in pugno poi ti volti e scopri che se n’e’ andato, ah con qual solerzia e parsimonia lo tempo giuoca col destino e lo soggiuoca; e codesto seppur fugace animale bistratta lo pusillanime uomo che incurante della consecuenzia si impegna a vincerlo, ah lo tempo che giammai si fermera’, ah, ahhhhhhhhhh!

Foto: http://picasaweb.com/lostconversation/Japan

4 comments:

marcello said...

Racconto emozionate, come sempre.
Stai diventando un ottimo scrittore di viaggi, novello Kipling asiatico che non dimentica di venire dalla derelitta pianura padana.

Domenica io partirò per Londra: tutt'altra avventura rispetto alla tua, ma spero di poter far tesoro del tuo savoir faire viaggiatorio per districarmi nella mia personale "fuga".

Ti abbraccio...e resto sempre a disposizione per due chiacchiere su skype: attendo un tuo segno.

M.

jamann said...

Foto splendide. Qualche mese fa attraversavi luoghi che rasentavano l'era paleolitica, ora 6 stato risucchiato in 1 uragano di mondi paralleli, dove la vita è in stile "Blade Runner" (forse troppo). Mi manca 1 pò lo "Skeggia avventuriero", errante fra 1000 avversità e mosso dallo spirito di sopravvivenza. Ma cmq è giusto che segui il tuo istinto e fai ciò che ti senti. In ogni caso è sempre 1 piacere leggerti, fìdet. Alla prox.

Anonymous said...

OK, foto splendide, parole da panico, leggera pelle d'oca ogni volta che riceviamo le tue mail..."chissà dove si sarà cacciato stavolta.." però basta!non ti manchiamo nemmeno un pochino??:( un bacione ed un abbraccio forte forte!! chicca&clara

Anonymous said...

condividi con piu persone possibile quello che i tuoi occhi stanno vedendo e le tue orecchie stanno ascoltando...

http://current.com/make/pod.htm